Quinta Parete

Noi tra di voi

Ulderico Marotto l’immagine della città com’era

Ulderico Marotto l’immagine della città com’era

ARTE. Fino al 18 giugno alla Loggia Barbaro-Torre del Capitanio
Gli scorci, le piazze, la gente: in oli, tempere e acquerelli sembra di esserci in mezzo e di respirarne l’atmosfera

Cantore di Verona, riconosciuto lungo tutto il Novecento come efficace interprete delle atmosfere dei luoghi, è riuscito a cogliere le visioni più affascinanti della città con l’unicità delle sue piazze, dei suoi ponti, dell’abbraccio dell’Adige ma anche degli scorci e degli angoli meno noti del paesaggio urbano. È Ulderico Marotto al quale è dedicata la mostra di pittura «La Verona di ieri», a cura di Silvana Xamo, con la collaborazione della Società Belle arti e dell’associazione culturale Quinta Parete. L’esposizione è ospitata fino al 18 giugno alla Loggia Barbaro-Torre del Capitanio, arricchita da un bel catalogo con le osservazioni critiche di Pier Luigi Facchin. NATO il 22 agosto 1890 a San Michele Extra (dove si spense il 27 febbraio 1985), oltre alla preparazione artistica alla scuola serale Arti e Mestieri in piazzetta Santa Eufemia, Marotto approfondì la sua formazione trasferendosi nel 1906 a Milano, dove frequentò contemporaneamente l’Accademia di Brera e la Scuola superiore d’Arte applicata all’industria al Castello Sforzesco. Nel 1921 dipinse il suo primo acquerello che fu esposto a Milano alla VII Biennale internazionale di Brera. Proficui per la sua ispirazione furono i viaggi e i soggiorni di studio in Liguria, a Venezia, a Chioggia e a Parigi. Numerose le mostre che Marotto tenne a Verona, Vicenza, Brescia, Mantova, Roma, Chicago. UNA CINQUANTINA le opere in esposizione alla Loggia Barbaro. Acquerelli, nei quali l’artista diede il meglio di sé. E tra questi «L’edicola di ponte Navi» che si staglia con la solennità di un monumento, «Un antico ingresso in via Orti di Spagna» con archi e verde fogliame, «Banco di fiori in piazza Isolo» bello come un giardino. Ma straordinarie sono anche le tempere. «Molin sentà» in secca presso San Giorgio, «In piazza Erbe a Verona» con le donne affaccendate e vendere e a comprare, «Scala della Ragione». E mirabili gli oli «L’Adige a Ponte Pietra» e «Via interrato Acqua Morta», un’immagine assolutamente desueta con la sua strada fatta solo d’acqua dove le barche riposano e le lavandaie sciacquano i panni. Lontani da una consolante arcadia, i lavori di Marotto catturano i fremiti raggianti e palpabili della vita quotidiana di un’epoca passata. Dentro le cornici, camminano, passeggiano o giocano uomini, donne e bambini, con una vitalità tale per cui non pare impossibile poter parlare con loro. Toccante è questa rievocazione di una Verona scomparsa, una città ora a volte quasi irriconoscibile per i cambiamenti dovuti al progresso e al mutare dei tempi. LE PENNELLATE si susseguono per andamenti ritmici, e riescono ad imprigionare il variare della luce nelle stagioni e il suo riflettersi sugli edifici, sulla vegetazione, sull’acqua, nei cieli di raso azzurro e d’avorio dove si disegnano bianche nuvole pellegrine. Non è un esercizio levigato, ma quasi scabro, fatto di piccoli tocchi sapienti che sanno posarsi con vigore e delicatezza sulla superficie pittorica. Ogni creazione è vibrante, immediatamente godibile per la sua radiosità, freschezza, verità, e per la capacità di trasformare in commossa poesia anche i soggetti più umili dipinti dall’artista di San Michele. La stessa poesia che mosse la penna di Bepo Spela, presente fra i quadri di Marotto con alcune delle pagine più idonee a descriverli e a cantarli.

Vera Meneguzzo

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Abbiamo abbattuto la “nostra” quarta parete: non vogliamo nessun tipo di barriera impenetrabile tra il pubblico e il proscenio sul quale ci muoviamo. Così, a definire il confine culturale tra noi e il mondo del teatro – di tutto il teatro, ma anche del più ampio settore della cultura – immaginiamo solo una quinta parete. La parete che non c’è! Quella parete che limita la nascita di nuovi progetti, di nuove idee, di nuovi slanci…quella parete che limita la comunicazione e la diffusione degli eventi nel tessuto della città. Proprio come in un teatro antico, aperto a tutti e da ogni lato, un teatro con un palcoscenico circolare dove gli spettatori possano essere ancora più vicine agli attori, agli autori… agli artisti . E noi tra di loro, a promuovere e organizzare eventi che arricchiscano lo spazio culturale della città, a creare opportunità per artisti e nuovi talenti per esibirsi, per far valere la loro arte. E noi tra di Voi con un gruppo di esperti e appassionati ma anche di giovani intraprendenti, perché l’arte e la cultura possano far parte della vita di tutti i giorni.


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