Anna Bellini, ghiaccio mobile alla Meridiana con Quinta Parete
Dal deserto ai cristalli ghiacciati la pittura di Bellini diventa sonora
su l’Arena del 21 novembre 2015
Dopo aver dipinto le terre africane assolate e la sabbia del deserto, due anni fa, per la serie Mal d’Africa, e prima ancora galassie e fondali marini, la pittrice veronese Anna Bellini passa ai cristalli d’acqua ghiacciata che per lei sono geometrie in movimento, colori anche accesi, cellophane in controluce, carte veneziane in sottofondo, vetro in primo piano. S’intitola “Ghiaccio mobile” la serie di 17 nuove tele della Bellini in mostra alla Galleria La Meridiana in via Oberdan 3 fino a venerdì 27 novembre. L’ingresso è libero, da martedì a domenica dalle 16 alle 20. Il catalogo, edito da Quinta Parete con il sottotitolo “Di
me stessa musa”, è curato da Federico Martinelli. Oltre alle immagini dei quadri, raccoglie altrettante poesie scritte dalla Bellini – anche poetessa, romanziera e attrice di teatro – che danno il titolo alle opere pittoriche ispirate al ghiaccio. Non aspettatevi nulla di freddo o statico, come del resto suggerisce il titolo stesso della serie. I cristalli di ghiaccio, nella testa e nelle mani
della Bellini, non sono pure e immobili forme geometriche, per quanto perfette e affascinanti. Prendono invece forme diverse
e lei si cala perfettamente in una dimensione che oscilla tra due elementi mobili per eccellenza: aria e acqua. La mostra personale è stata inaugurata sabato 14 novembre dalla pittrice insieme al poeta Marco Ongaro, che ha recitato alcune poesie tratte dal catalogo, e alla giovane cantautrice Veronica Marchi, che ha incantato il pubblico con tre brani suoi e la trasposizione in musica della poesia Alba della Bellini. Nelle 17 tele di Ghiaccio mobile l’artista conferma il suo amore per la pittura materica e la sua ricerca in fatto di materiali. Si spinge anche oltre, creando quadri sonori. Su ogni tela, infatti, i pezzi di vetro assemblati
fino a creare piccole sculture tintinnano dolcemente, alle orecchie di chi sa ascoltare. Così Bellini intende sollecitare tutti i sensi, non solo la vista,come ha già fatto in passato. Ci ha abituato a toccarli o annusarli, i suoi quadri. Ora ci chiede di stare pure con le orecchie bene aperte. «Mi è parso che il vetro fosse un ottimo strumento per dare dinamismo alla mia idea del ghiaccio e dei cristalli», afferma la pittrice. Nonc’è nulla d’improvvisato o lasciato al caso, nel suo modo di essere artista.
«Lavoro ad ogni nuova serie come una scienziata», sottolinea. Nella vita quotidiana, del resto, Bellini fa il medico di famiglia. Una professione che adora, ma che non le basta. «L’arte ti nasce dentro, è qualcosa che non puoi fermare e che chiede sempre di uscire allo scoperto» conclude.