di Giuseppe Anti, su L’Arena di Verona del 3 gennaio 2015
Le vedute di Ulderico Marotto del 1950 a confronto con l’attualità. Sul sito internet del giornale un viaggio nel tempo per immagini
A New York i vecchi giapponesi si ritrovano al Central Park, per raccogliere sotto le piante femmina di Ginko Biloba i semi da tostare, nonostante la puzza da pipì di gatto. In questi giorni alla Gran Guardia un’altra etnia minoritaria si ritrova: i vecchi veronesi di città, incantati davanti alle vedute di Ulderico Marotto, che negli anni Cinquanta ha dipinto ad aquerello e a tempera vicoli e piazzette. Suggestione giapponese, sembra di sentire anche davanti ai quadri quell’odore, che era caratteristico in molti angoli del centro (dove sono finiti i gatti randagi? C’è stata una mutazione antropologica del gatto: da animale di strada a strettamente domestico. In quei vicoli oggi capita di leggere cartelli «smarrito gatto». Impensabile nella Verona di Marotto, dove un gatto non scappava, divorziava dalla casa).
Ci sono state giornate con 500 visitatori in mostra, dicono gli organizzatori dell’associazione Quinta parete, sorpresi dal successo. Capannelli di fronte ai quadri. «Qui abitava l’Elvira che veniva a fare le punture in casa, e suo marito che ti portava il latte sulla porta nella bottiglia di vetro con il tappo di stagnola».
I nipotini strabuzzano gli occhi di fronte alla prova pittorica di quanto racconta sempre il nonno: «Giocavamo in strada». La città antica come un parco giochi, e in strada anche le galline. Erano gli anni Cinquanta, poi gli acquerelli cominciano a infoltirsi di automobili in sosta (cos’è questa in via Ponte Pietra, una Giulietta?) e oggi… Fate il confronto (spesso è impietoso) nella galleria fotografica che è sul sito internet del giornale, dove le vedute veronesi di Marotto sono affiancate da una fotografia presa nello stesso punto in cui il pittore dipinse. Potete lasciare un commento sul sito, sarà come trovarsi a rievocare. Cos’è quella che sembra una statuetta in vicolo Raggiri? C’era un antiquario, lì? Non c’era l’uscita secondaria dalla bottega di dischi di Paolo Tomba? Continua su internet, il «bar degli Studenti» (via Mazzini) del nuovo millennio.
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