Quinta Parete

Noi tra di voi

I colori e i profumi dell’arte Giuliano Panieri espone a Verona

Firenze torna a Verona: dopo la mostra di Luca Alinari la Galleria d’arte L’Incontro ospita le opere del fiorentino Giuliano Panieri e porta in città una pittura d’altri tempi, quasi magica. Non è nuova a queste scelte la sala d’arte veronese, capace di catturare l’attenzione dei grandi appassionati dell’Ottocento e del Novecento italiano ed internazionale e i collezionisti dei pittori sia affermati che emergenti. Da oltre 35 anni diretta da Laura Biscardo la galleria ha ospitato innumerevoli artisti, ha proposto mostre di ampio respiro con particolare attenzione al gusto e alla sensibilità dei suoi frequentatori, sempre attenta a nuovi stimoli culturali. Ne è testimonianza il successo di questi mesi: la grande arte del Novecento, l’esposizione del milanese Umberto Levi, l’internazionale Luca Alinari, la disegnatrice di moda Patrizia Pezzin, il veronese Roberto Tommasi, artista della natura e dei corsi d’acqua che riscuote molto successo anche in America. E ora, Giuliano Panieri con la sua personale: curata da Laura Biscardo e promossa con la collaborazione dell’Associazione Culturale Quinta Parete di Verona, la mostra rappresenta un valore aggiunto per la città tanto che Provincia e Circoscrizione II hanno concesso il loro patrocinio. E’ proprio nel significato della parola artista – troppo spesso usata in maniera inappropriata- che si può esprimere la vera essenza della nobiltà stilistica e pittorica di Panieri: l’artista è uomo di rara sensibilità e purezza di cuore che esplora e fa riemergere universi perduti. Panieri inizia il suo percorso negli anni ‘70 quando frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze per poi avvicinarsi alla Scuola del Nudo da cui apprende una sorprendente capacità nel disegno a matita. Di lì a poco segue la scuola privata di Nerina Simi. ”Nerina era figlia d’arte, il padre aveva studiato alla scuola di Gerôme, a sua volta allievo di Ingres. Aspettai due anni per poter accedere alla scuola, frequentata da artisti di tutto il mondo, che volevano approfondire le capacità nel disegno. Lavoravamo tanto sui gessi, sulle nature morte e sulla riproduzione dello studio dove ci esercitavamo” – ci racconta Giuliano Panieri che ha avuto altri due mastri d’eccezione: Silvestro Pistolesi e Pietro Annigoni. Da Pistolesi ha appreso la tecnica della tempera grassa -di rimando cinquecentesco- che prevede l’impasto di pigmenti naturali mescolati al vino bianco e all’uovo, decotti a fuoco lento per 24 ore con l’olio di lino. Il risultato è un colore vivo e lucente che non ammette imperfezioni: la tempera grassa difatti non permette all’artista di coprire eventuali errori, come invece avviene per l’olio e l’acrilico. Da Pietro Annigoni, grande maestro del Novecento, Panieri ha ricevuto preziosi consigli che si riflettono nella scelta garbata dei toni e dei colori, mai violenti e contrastanti. L’estrema cura dei dettagli iniziali come la preparazione del supporto in legno, l’applicazione del cosiddetto “cencio della nonna” unito alla carta di riso giapponese sono prerogativa essenziale per un’opera che acquisisce luminosità e rimanda ai classici toscani. Panieri trasmette l’intimismo e la sensibilità sia nello stile che nel soggetto: le sue nature morte, gli interni dai morbidi colori, i libri e gli strumenti musicali così abilmente rappresentati hanno un sapore ottocentesco e rimandano all’arte di Caravaggio e di Vermeer e fanno contraddistinguono un’arte con la A maiuscola.
di Federico Martinelli


Prossimi Appuntamenti

15

Apr

2023


𝘍𝘪𝘯 𝘥𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪 ’20-30, 𝘪𝘯𝘤𝘢𝘳𝘯𝘢𝘯𝘥𝘰𝘴𝘪 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘦𝘳𝘪𝘤𝘰 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰𝘴𝘰 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘴𝘰𝘵𝘪𝘤𝘰, 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘦𝘴𝘱𝘭𝘰𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘴𝘶𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢, 𝘤𝘰𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘱𝘦𝘳𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘴𝘰𝘴𝘱𝘪𝘯𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘰 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘮𝘦𝘳𝘪𝘤𝘢𝘯𝘪, 𝘳𝘶𝘮𝘣𝘢, 𝘴𝘢𝘮𝘣𝘢, 𝘮𝘢𝘮𝘣𝘰, 𝘤𝘢𝘭𝘺𝘱𝘴𝘰, 𝘤𝘩𝘢-𝘤𝘩𝘢-𝘤𝘩𝘢 𝘦 𝘢𝘧𝘧𝘪𝘯𝘪 𝘤𝘪 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘪𝘱𝘯𝘰𝘵𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘰FacebookTwitteremail

21

Apr

2023


Due ore di energia sulla scia del rock progressive in omaggio a LE ORME e PFMFacebookTwitteremail

Noi tra di Voi!

Abbiamo abbattuto la “nostra” quarta parete: non vogliamo nessun tipo di barriera impenetrabile tra il pubblico e il proscenio sul quale ci muoviamo. Così, a definire il confine culturale tra noi e il mondo del teatro – di tutto il teatro, ma anche del più ampio settore della cultura – immaginiamo solo una quinta parete. La parete che non c’è! Quella parete che limita la nascita di nuovi progetti, di nuove idee, di nuovi slanci…quella parete che limita la comunicazione e la diffusione degli eventi nel tessuto della città. Proprio come in un teatro antico, aperto a tutti e da ogni lato, un teatro con un palcoscenico circolare dove gli spettatori possano essere ancora più vicine agli attori, agli autori… agli artisti . E noi tra di loro, a promuovere e organizzare eventi che arricchiscano lo spazio culturale della città, a creare opportunità per artisti e nuovi talenti per esibirsi, per far valere la loro arte. E noi tra di Voi con un gruppo di esperti e appassionati ma anche di giovani intraprendenti, perché l’arte e la cultura possano far parte della vita di tutti i giorni.


Hanno patrocinato i nostri eventi...



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