Quinta Parete

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La firma sui muridel Novecento: Plinio Codognato

di Danilo Castellarin, su L’Arena di Verona del 12 agosto 2011

PUBBLICITÀ. Quando i messaggi promozionali non passavano dalla tv
La firma sui muri del Novecento: Plinio Codognato

Era veronese uno dei più grandi disegnatori: creò i manifesti della Fiera Cavalli, dell’Arena, delle corse di auto e moto, della Fiat...

Nel primo Novecento, quando la pubblicità si faceva sui muri e non in tv, uno dei più grandi disegnatori fu il veronese Plinio Codognato, classe 1878, figlio di uno stimato fotografo. A lui è dedicato il bel volume di Federico Martinelli (Plinio Codognato, l’arte della pubblicità tra Verona, Milano e Torino, Quinta parete editore) con ricca documentazione a colori.
Nel 1896 l’artista diciannovenne era già allievo dell’Accademia Cignaroli che lascia dopo tre anni perché, nonostante primeggi nei corsi d’anatomia, alla pittura classica preferisce la nouvelle vague francese e la corrente inglese che introducono l’arte pubblicitaria, strettamente legata alle trasformazioni sociali dell’epoca, il cinematografo, l’automobile, la luce elettrica. Codognato venne ricordato anche nel 1985 con una mostra alla Gran Guardia e un catalogo di Nino Cenni.
L’epoca di fine Ottocento (gli anni in cui Codognato aveva la forza vitale dei vent’anni) viene talvolta rappresentata come un tempo romantico ma lento, quasi pigro. In realtà nulla era più dinamico della Verona fin de siécle. Enrico Bernardi inventa la prima automobile con motore a scoppio alimentato a benzina e nel 1899 proprio a Verona parte la prima corsa automobilistica internazionale (Verona-Brescia-Mantova-Verona) dove trionferanno personaggi destinati a diventare molto famosi: Ettore Bugatti e Giovanni Agnelli.
In città poi, la funesta piena dell’Adige del settembre 1882 aveva messo alle strette gli amministratori che si trovarono con argini del fiume da edificare e l’intera rete dell’acqua potabile da realizzare. Tutto questo mentre la luce elettrica si diffondeva e i progetti dei primi tramway venivano presi in considerazione per mandare finalmente in pensione l’omnibus a cavalli. Intanto, nei grandi spazi di Porta Nuova (la stazione ancora non c’era) gli aviatori si misuravano in concorsi di richiamo europeo e a Basso Acquar sorgeva la prima centrale idroelettrica grazie al Canale Camuzzoni.
Questa la Verona in cui Codognato si formava. Dinamica, laboriosa, curiosa di futuro, appena addolcita dalla magica ricetta del pandoro di Domenico Melegatti che, proprio in quell’epoca, sfornava le sue delizie in corso Porta Borsari.
L’artista scaligero disegna i manifesti della Fiera Cavalli e della stagione lirica in Arena, vince numerosi premi e, fatalmente, viene attratto dalla calamita di Milano, quella che molti chiamano «la città più città d’Italia», dove tutto gira più in fretta. Il Novecento vede Codognato già all’opera nel capoluogo lombardo. Nel suo piccolo appartamento si danno raduno personaggi come Renato Simoni, Arnaldo Fraccaroli (futuro inviato del Corriere), il commediografo Giovanni Cenzato. Plinio diventa presto il «cantore della velocità». Celebre il suo disegno per la corsa automobilistica Parma-Poggio di Berceto, ma anche per il Circuito del Mugello e di Cremona, la Fiat (Codognato si trasferirà a Torino), la Talbot, la Frera.
«Plinio era un lavoratore instancabile», scrive Martinelli, «che conduceva una vita molto sobria tra la famiglia e il lavoro. La sua produzione cartellonistica è monumentale, più di 1.500 opere», riferite a tutti i prodotti che entrano nelle case degli italiani. Colori intensi, stile accattivante e poi quel movimento, quel senso dinamico-motorio che ispirerà correnti artistiche e legioni di imitatori. Sembra di sentirlo quel profumo d’olio mentre la bimbetta condisce l’insalata con l’olio di Oneglia dei Fratelli Carli. E la sigaretta del cavaliere disegnato vicino alla Bianchi buca la grafica del manifesto e trasmette il sapore di un’epoca.
Un mondo magico, forse a volte favolistico com’è sempre la pubblicità, del quale la morte precoce, avvenuta nel 1940, poco prima delle immani sciagure della guerra, gli impedirà di veder la fine.

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